Renzo Guolo, studioso dei fondamentalismi contemporanei, affronta in questo suo ultimo libro uno dei problemi più scottanti e di attualità dei nostri giorni: il comportamento verso l’Islam della società italiana.
La sua attenzione è concentrata soprattutto sulla posizione della Chiesa cattolica, dei partiti politici, degli intellettuali e del mondo accademico.
Il nostro Paese, riferisce Guolo, è stato storicamente sempre chiuso verso altre culture religiose, probabilmente in ragione del suo essere diventato caposaldo della cultura e della civiltà cattolica.
Il cattolicesimo è stato l’“unico elemento unificante degli italiani”, ma il crescente numero di immigrati musulmani clandestini e regolari ha provocato e imposto l’apertura di un dibattito decisamente nuovo .
Si è determinata nei fatti una netta separazione tra gli italiani che appartengono al “partito dell’esclusione” e quelli che appartengono al “ partito dell’inclusione”.
A questa scelta di campo non è estranea la percezione del mondo islamico in Italia.
La realtà della presenza musulmana è sinteticamente descritta da Guolo.
Esistono coloro che vogliono ricondurre i musulmani alla “fede autentica”, da cui si sarebbero allontanati da tempo. Questi si suddividono in radicali (che vogliono prendere il potere per procedere ad una rifondazione etica dello Stato, cioè una reislamizzazione coercitiva della società tramite la pratica della jihad) e neotradizionalisti, che mirano alla costruzione di una comunità pura, separata dall’ambiente contaminato e puntano tutto sulla ”riforma dell’individuo”.
Gruppi minoritari sono poi l’Unione musulmani d’Italia di Adel Smith, che ha avuto grande risonanza tramite i mass-media, l’Ami (Associazione musulmani italiani) ed il Coreis (Comunità religiosa islamica italiana), queste ultime promotrici di un accordo con lo Stato italiano.
Anche il mondo politico, come l’insieme della società, ha scelto, secondo l’Autore, diverse tipologie di confronto con tali realtà.
La sinistra si è divisa in due posizioni ben distinte: gli “universalisti” e i “multiculturalisti”.
I primi considerano la religione come una libertà, cioè “riconoscimento dei diritti”, che ignora l’appartenenza ad una ben distinta comunità religiosa. Conseguentemente, il musulmano diventa un individuo come un altro.
I multiculturalisti invece sono per una politica delle differenze. Ogni gruppo ha una sua identità, che bisogna conoscere per “tutelarne la specificità”.
Il problema principale avvertito dalla sinistra rimane comunque quello del contrasto tra gli italiani e gli stranieri nel campo delle relazioni sociali.
Per quanto riguarda la destra, le posizioni sono spesso oscillanti, anche in relazione ai diversi orientamenti dei leader della coalizione di maggioranza.
Secondo l’Autore, si passa dall’affermazione della superiorità della civiltà occidentale sull’Islam, poi messa in discussione dalla scelta filoturca (dettata, quest’ultima, dalla volontà di avallare le scelte dell’amministrazione Bush volte a favorire la creazione di un’”alleanza talassica” tra Inghilterra, Spagna, Italia e Turchia), alla posizione del Ministro dell’Interno che si è dichiarato pubblicamente favorevole alla nascita di un Islam italiano e ad un dialogo costruttivo volto ad armonizzare le diverse entità sul territorio.
La posizione di Alleanza Nazionale è influenzata, secondo Guolo, sia dai legami fortissimi con ambienti cattolici tradizionalisti che dall’avvicinamento progressivo allo Stato d’Israele.
Ciò ha comportato di fatto, secondo l’Autore, un allontanamento dall’Islam e dal mondo-arabo.
Un discorso diverso e più oltranzista viene fatto da alcuni gruppi dell’estrema destra che assumono un atteggiamento di opposizione frontale, ergendosi quale unico baluardo spirituale dell’identità cristiana.
Secondo Guolo, l’arrivo degli immigrati ha provocato il propagarsi di sfiducia e insicurezza che causano ansia sociale, aggressività e il nascere e il propagarsi del fenomeno di “scapegoating” cioè “la tendenza a proiettare la propria vittimizzazione su un oggetto concreto” che sfocia inesorabilmente in atteggiamenti xenofobi, alimentati anche dalle risposte ad altri temi quali la globalizzazione, la religione, il localismo.
Si assiste, per iniziativa dei fautori di questa posizione, definita xenofobia antiislamica, ad una battaglia a tutto campo che investe la famiglia, la scuola, ma soprattutto i luoghi di culto, le moschee considerate quali fulcro della futura invasione.
Per quanto riguarda la posizione della Chiesa, fin dall’inizio sono apparse chiare due correnti ben distinte: quella dei volontari cattolici, che considerano l’immigrato “fratello di Cristo”, e quella del “partito dell’identità”, che si basa sul riconoscimento oggettivo del primato della fede cristiana.
Nel dibattito che si è aperto di conseguenza, fondamentale è il pensiero del Pontefice, fautore del dialogo, considerato unica e necessaria arma per poter superare qualsiasi differenza.
Ovviamente Giovanni Paolo II si rivolge “all’autentico Islam religioso, l’Islam che prega che sa farsi solidale con chi ha bisogno“.
In ultimo Guolo affronta l’atteggiamento del mondo intellettuale, soffermandosi a commentare i punti di vista di alcuni di studiosi quali Sartori, Baget Bozzo, Cardini.
Dalle riflessioni di questi parte la proposta dell’Autore di individuare modelli di integrazione per risolvere la “questione islamica”. I musulmani che vengono in Italia, a suo avviso, devono rispettare la cultura politica italiana, di carattere democratico.
L’immigrato deve essere accettato come membro dalla comunità nazionale, tenuto conto della sua capacità di condividere gli stessi valori di tutti gli altri cittadini. A sua volta, non deve essere soggetto portatore di una identità religiosa esclusiva che non accetti le regole fondanti del contesto sociale in cui si inserisce.
Secondo Guolo, per il nostro Paese l’unica via è quella di una “integrazione”, necessaria sia in relazione al contesto geografico, sia a causa del costante flusso migratorio derivante dalla globalizzazione.
|
|